martedì 7 marzo 2017

La dodicesima notte al National Theatre


Discutere su quale sia la commedia migliore di Shakespeare è una perdita di tempo, quindi dirò semplicemente che La dodicesima notte è la mia preferita. Dopo l'acclamatissima produzione del Globe con un cast interamente maschile, ora ci pensa il National Theatre a rimescolare le carte e i sessi: in questa produzione, infatti, Malvolio diventerà Malvolia è sarà interpretata da Tamsin Greig.

La nobile Viola naufraga sulle coste dell'Illiria e, per proteggersi da malintenzionati, decide di spacciarsi per un uomo. Si fa assumere dal conte Orsino sotto l'identità di Cesario e il conte la manda a portare i suoi omaggi ad Olivia, che vorrebbe sposare. Ma Olivia si innamora di "Cesario" e, a dispetto del rango e del suo stato di lutto, decide di sposarlo. La situazione si complica ulteriormente quando Sebastiano, il gemello di Viola sopravvissuto al naufragio, arriva in città...


La dodicesima notte è una commedia di straordinaria attualità e affronta il tema della sessualità e dell'identità di genere in modo davvero sorprendente, considerando che debuttò nel 1602. Questa produzione scava ancora più a fondo e, cambiando il sesso di tre personaggi, porta alla luce nuovi aspetti: il puritano maggiordomo Malvolio, il viscido Fabian e il foul Feste sono interpreti da donne. Quello che potrebbe sembrare un tentativo di dare linfa a un testo vecchio di secoli in realtà diventa la carta vincente dell'intera produzione: non solo un capolavoro come Twelfth Night non ha bisogno di espedienti per funzionare, ma Tamsin Greig nel ruolo di Malvolia è anche una delle più grandi performance comiche dell'anno. Interpreta il personaggio come una rigida governante segretamente innamorata della sua signora Olivia (un po' come la signora Denver di Rebecca, la prima moglie), ma senza ricorrere a stereotipi o altro: il punto di forza della sua performance è la grande simpatia di cui investe il personaggio, che tradizionalmente risulta odioso. La scena in cui riceve la finta lettera di Olivia è davvero un capolavoro di comicità e il tentativo di seduzione del secondo atto è un'opera di genio (anche grazie ai costumi, splendidi, di Soutra Gilmour). D'altro canto, avere un Malvolio al femminile rende anche particolarmente acuti i soprusi di cui il personaggio è vittima. Tradizionalmente, Malvolio legato, chiuso al buio ed "esorcizzato" dai suoi sottoposti per ripicca è uno dei momenti più divertenti della commedia, ma qui la scena lascia una certa amarezza. Anche se l'ampollosità e i manierismi del personaggio sono quelli richiesti dal testo, per la prima volta ci si sente sinceramente dispiaciuti per Malvolio/a e si realizza che è stato vittima di un abuso più che di uno scherzo.

Doon Mackichan (Feste) e Tamsin Graig (Malvolia)


Questa produzione di Twelfth Night sembra anche evidenziare una certa simpatia per gli sconfitti: la gioia dei matrimoni e delle agnizioni del finale è mitigata dalla solitudine di Malvolia e dalla sconfitta del buffo pretendente Sir Andrew (un fenomenale Daniel Rigby). Questo revival è assolutamente esilarante, ma il sapore agrodolce del finale lo rende particolarmente delicato e introspettivo. Certo, ci sono anche dei punti deboli: la regia di Simon Godwin è molto focalizzata sugli aspetti comici della commedia, ma a volte esagera e non va mai troppo per il sottile. Ad esempio, non è mai molto chiaro dove e quando ci troviamo: l'Illiria delineata in scena potrebbe essere la Sicilia, la Grecia, la Spagna o la Turchia a seconda del passaggio da una stanza all'altro, mentre i costumi e gli oggetti di scena suggeriscono un'ambientazione che potrebbe spaziare dagli anni Quaranta ad oggi.

Phoebe Fox (Olivia) e Tamara Lawrance (Viola/Cesario)


Il cast è generalmente molto buono: la Viola/Cesario di Tamara Lawrance è forse l'anello debole della produzione, peccato che sia la protagonista. Tuttavia, il resto del cast è di primissimo livello e nasconde ampiamente le lacune del personaggio principale. Phoebe Fox è un'Olivia giovane e divertente, una contessina determinata a mantenere il controllo il più a lungo possibile. Suo zio Sir Toby è interpretato da un esilarante Tim McMullan al pieno del suo talento comico, mentre il buffone di casa è una sboccacciata Doon Mackichan sempre piena di risorse. Molto bravi anche l'adorabile e goffo Duca Orsino di Oliver Chris, il fedele Antonio di Adam Best, l'ottimo Sebastian di Daniel Ezra e l'azzeccatissima Maria di Niky Wardley.

La produzione di Simon Gowdin si avvale pienamente delle infinite possibilità e budget della Sala Olivier del National Theatre: in circa tre ore vediamo di tutto in scena, da una macchina a una piscina, da un motorino a un fontana che zampilla oltre i sei metri. Ma tutti questi simpatici e costosi accessori non distraggono dalla grande vis comica della pièce, qui presentata al culmine della sua comicità ma anche con momenti delicatamente intimi.

In breve. Bella produzione della più divertente delle commedie shakespeariane, qui presentata in chiave moderna e con un casting poco ortodosso, ma davvero brillante.

★★★★

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