venerdì 10 marzo 2017

Blasted allo Styx Bar

Abbiamo già parlato di Sarah Kane, la controversa drammaturga autrice di Cleansed. Ora, a ventidue anni dalla prima, lo Styx Bar propone un revival dell'opera prima della Kane, il violento atto unico Blasted. Debuttato negli ultimi mesi del conflitto in Bosnia, Blasted è un dramma enigmatico che esplora la relazione tra violenza e società moderna.

In una camera d'albergo a Leeds, il volgare giornalista Ian ha portato con sé la giovanissima e fragile Cate, una ragazza di cui abuserà emotivamente e fisicamente. Ma la relazione di potere tra i due cambia quando l'albergo è vittima di un attentato e, nella macerie della stanza, irrompe un soldato: non sappiamo che conflitto si stia svolgendo fuori dalla camera, ma ora c'è qualcun altro al potere, qualcuno di cui anche Ian dovrà aver paura...

La violenza fisica e sessuale delle opere della Kane è ciò che la rende controversa da sempre e che ha fatto fioccare accuse di mettere in scena atti brutali per compensare una mancanza di temi più profondi. Per quanto la Kane resterà per sempre un'autrice enigmatica, il suo scopo era più ambizioso: l'efferata violenza prevista dai suoi drammi serve a spingere il confine del realismo in un tentativo estremo di rappresentare l'irrappresentabile, perché se non si mette in scena qualcosa se ne nega l'esistenza. Per questo la scelta registica di Alastair Pidsley di proiettare la maggior parte delle indicazioni sceniche senza metterle in pratica mi lascia perplesso: se da una parta fa il meglio che può con il budget limitatissimo e ottiene un effetto particolarmente simbolico, dall'altra depriva il testo di una delle sue forze maggiori ed entra in contrasto con la volontà dell'autrice. Il risultato finale è dubbio, a volte funziona, a volte no. Nel finale, per esempio, Ian divora il cadavere di un neonato, qui rappresentato da un sacchetto pieno d'acqua: quando affonda i denti nella plastica, il sacchetto esplode e l'acqua schizza dappertutto. E' una scelta interessante, che trasmette la violenza del gesto e la frustrazione di Ian che non riesce a placare la propria fame. Ma la regia di Pidsley non è sempre così soddisfacente e il più delle volte il suo tentativo di stilizzare e allegorizzare la violenza diventa solo un mezzo per censurarla, spezzando le gambe a Blasted.

Nigel Barrett (Ian) e Nima Taleghani (il Soldato)

Il cast è altalenante. Verity Kirk nei panni di Cate sceglie di interpretare la ragazza lasciando intendere che sia ritardata. Aggiunge anche dei tocchi di malizia, sembra che a volte quasi stuzzichi Ian per vedere dov'è il limite: una scelta interessante, ma manca di profondità. Nigel Barrett ha lo stesso problema, il suo Ian è sicuramente odioso e irritante, ma non riesce mai ad attingere a quel livello di mostruosità che il ruolo richiede. La performance migliore è quella di Nima Taleghani nel ruolo del Soldato, il cui ingresso in scena risana la monotonia della prima parte. Taleghani ha la fortuna di essere protagonista delle parti migliori di Blasted, ma anche il talento di investire il suo personaggio con un'aria tormentata e ambigua, capace di crudeltà e momenti di grande lirismo. 

In breve. Alastair Pidsley dirige un allestimento non privo di meriti, ma che non si avvicina mai davvero al significato del testo.

½

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