mercoledì 14 ottobre 2015

Riccardo II al Globe Theatre


C'è poco da dire, vedere Shakespeare al Globe è davvero un'esperienza unica che raccomando a tutti gli appassionati di teatro di passaggio a Londra. E per cinque sterline stare in piedi per tre ore non è poi un sacrificio così grande. Lo spettacolo - o meglio, la tragedia - che sono andato a vedere è Riccardo II, uno di quei drammi di Shakespeare che per qualche motivo non è mai noto o rappresentato quanto quei cinque o sei che appaiono regolarmente nelle locandine di tutti i teatri... Eppure non è certo un'opera minore e tutto in essa richiama Shakespeare: lo straordinario uso della lingua, il tema del potere, l'interrogativo politico e il dibattito sul duplice corpo del Re, quello di persona fisica e di persona morale.

I due aristocratici Bolingbroke e Mowbray si accusano a vicenda dell'omicidio del duca di Glaucester e Riccardo II decide di concludere la diatriba condannando all'esilio entrambi i presunti cospiratori: a vita per Mowbray e per sei anni al cugino Bolingbroke. Ma quando la corona incontra difficoltà economiche Riccardo decide di confiscare i beni di Bolingbroke, un atto senza precedenti: indignata è la reazione dei nobili e semplicemente furiosa quella dell'esiliato, che si interroga (a ragione) su cosa accadrà di lui al termine dell'esilio. Bolingbroke crea un esercito e marcia sull'Inghilterra, portando uno spaventato Riccardo - abbandonato da consiglieri e presunti amici - a perdere prima la corona e poi la vita.

Questa nuova produzione diretta da Simon Godwin, in scena fino al 18 ottobre, dipinge Riccardo II non tanto come una cattiva persona o un tiranno, quanto più come un uomo assolutamente inadatto a ricoprire il ruolo di sovrano; a questo proposito è stata aggiunta una bellissima scena proprio all'inizio, l'incoronazione del decenne Riccardo. E' impressionante quanto le movenze di Charles Edwards, un ottimo Riccardo, richiamino quelle del bambino della prima scena: perché questo è il Riccardo di Edwards, un uomo inetto e infantile che continua a credere che tutto gli sia dovuto e concesso. Non pecca di arroganza, ma di leggerezza. Grazie all'aggiunta di questa scena capiamo anche il perché è così difficile per Riccardo lasciare andare la corona: è il ruolo che ha recitato da quando era un bambino. Il suo Riccardo, comunque, è capace non solo di momenti di grande intensità, ma anche di ironia: indimenticabile il momento in cui invita il cugino a prendere la corona con lo stesso tono con cui non incoraggiamo il nostro cane a riportare il bastone.



Il resto del cast è altrattanto solido: Oliver Bott (Mowbray/Carlisle), Graham Butler (Aumerle), William Chibb (Duke of York), Jonny Glynn (Northumberland), Greg Haiste (Bushy), Angus Imrie (Bagot), Richard Katz (Giardiniere/Exton), Ekow Quartey (Ross), Anneika Rose (Regina Isabel), David Sturzaker (Bolingbroke), Sasha Waddell (Duchessa di Glaucester) e Arthur Wilson (Green). William Gaunt era assente per malattia e Henry Everett (impegnato anche nel ruolo di Salisbury) lo ha sostituito con il copione in mano. Una particolare menzione di merito va all'esilarante Sarah Woodward per la sua interpretazione della Duchessa di York, ha davvero rubato la scena!

Questo allestimento di Riccardo II è una produzione elegante e non priva di ironia che, pur non essendo particolarmente originale, fa riscoprire al pubblico un testo godibilissimo e spesso dimenticato.

★★★½

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