giovedì 15 ottobre 2015

Our Country's Good al National Theatre


Dopo oltre venticinque anni dal debutto il capolavoro di Timberlake Wartenbaker è tornato sulle scene londinesi in una nuova e gloriosa versione al National Theatre.

Ambientato in una colonia penale britannica in Australia nel 1789, Our Country's Good racconta dell'ambizioso progetto del sottotenente Ralph Clark di mettere in scena una commedia interpretata dai detenuti, per fa sì che la loro pena non sia solo punitiva ma anche riabilitativa. Osteggiato dai superiori e dal comportamento degli stessi detenuti, Ralph riuscirà a portare in scena la sua commedia solo dopo aver superato svariate vicissitudini tra cui la scongiurata condanna a morte della sua protagonista.

Our Country's Good è uno splendido testo sull'alto valore morale ed educativo del teatro e più in generale di ogni forma d'arte, sul potere della letteratura di elevarci e renderci migliori. La Wartenbaker non dimentica, però, il mostruoso genocidio attuato contro gli aborigeni, una strage qui ricordata dalla presenza di un membro di una tribù autoctona (l'ottimo Gary Wood) che si aggira furtivamente per il campo e che alla fine morirà per le malattie portate dall'uomo bianco.

La regista Nadia Fall ha realizzato un allestimento che riesce ad essere tanto magnifico quanto minimalista, capace di momenti visivi davvero impressionanti (non dimenticherò presto la scena in cui il palco si è letteralmente spaccato in due per rivelare l'interno della nave che portava i detenuti britannici nella colonia penale... e il loro mostruoso trattamento). La Fall ha avuto dalla sua un ottimo cast, uno di quei gruppi di interpreti che ci ricordano che non esistono piccoli e grandi ruoli, ma piccoli e grandi attori: è un'opera molto corale e ricchissima di ruoli da caratteristi, ognuno interpretato in modo memorabile.



Con la colonna sonora di Cerys Matthews, la stupefacente scenografia di Peter McKintosh e le ottime luci di Neil Austin, Our Country's Good è davvero un allestimento impeccabile di un testo pregno di significati, a tratti violento e a tratti esilarante, sul ruolo dell'arte nelle nostre vite, sull'inumanità della pena, su cosa l'Europa ha costruito la propria egemonia e sulla redenzione del singolo e della società. Un'opera monumentale che deve assolutamente essere messa in scena anche in Italia, uno di quei rari e magici momenti in cui quando esci dalla sala pensi "E' per questo che faccio teatro".

★★★★

Nessun commento:

Posta un commento