sabato 26 gennaio 2019

Coming Clean ai Trafalgar Studios


L'opera prima del drammaturgo Kevin Elyot è recentemente tornata sulle scene londinesi a 37 anni dal debutto, per una stagione strettamente limitata ai Trafalgar Studios. Ambientata nella Londra dei primissimi anni ottanta, prima che l'AIDS sterminasse la comunità LGBT inglese, la pièce esplora il complicato mondo delle relazioni e del tradimento.

Tony e Gregg sono una coppia da ormai diversi anni, hanno un rapporto solido in cui possono anche concedersi delle scappatelle, purché non dormano mai con lo stesso uomo due volte. Ma quando nelle loro vite entra il bellissimo Robert, con cui Gregg comincia a fare sesso regolarmente, tutto cambia. Tony è ferito, gli ricorda dei loro accordi e gli chiede di smettere, ma Gregg non sa scegliere e non vede nessua differenza tra tradire Tony ogni volta con qualcuno di diverso o di farlo tutte le volte con la stessa persona. Tony allora impone al compagno un ultimatum, ma l'unico cuore che verrà spezzato sarà il suo.

Scomparso nel 2014 mentre preparava un revival del suo capolavoro, My Night with Reg, Kevin Elyot è stato probabilmente l'ultimo grande scrittore di commedie di maniere e nessuno come lui ha saputo usare le caratteristiche del genere per distruggerlo dall'interno. Questo grazie alla sua sapiente alternanza dei toni delle scene: in una i tre protagonisti discutono Verdi e Mozart, nell'altra soccorrono un loro amico vittima di un attacco omofobo. Coming Clean colpisce anche per la sua grande attualità, potrebbe essere letteralmente ambientata nel 2019 senza cambiare una virgola del testo: la mancanza di riferimenti alla crisi dell'HIV/AIDS, sempre presenti nei drammi LGBT degli anni ottanta e novanta, la libera da una temporalità specifica e la avvicina spaventosamente ai nostri giorni. Le preoccupazioni sulla fedeltà e le riflessioni sull'impegno e la monogamia appartengono inevitabilmente a chiunque si trovi in una relazione, gay o etero che sia.

Stanton Plummer-Cambridge (Gregg), Lee Knight (Tony) e Tom Lambert (Robert)


La commedia drammatica che il trentunenne Elyot scrisse nel 1982 funziona ancora meravigliosamente e il cast porta fuori il meglio dai personaggi. Il Gregg di Stanton Plummer-Cambridge è stoico e dotato di una pacata consapevolezza dell'ipocrisia della propria relazione e delle richieste di Tony, un ottimo Lee Knight bravo a nascondere i sentimenti del suo personaggio ma anche a rivelarli in maniera improvvisa e devastante. Il giovane Tom Lambert, in splendida forma, fa un eccellente debutto nel West End nel ruolo del bellissimo e (forse) ingenuo Robert, il ragazzo delle pulizie che entra nella vita della coppia e otterrà prima il desiderio e poi l'amore di Tony; Lambert è davvero ottimo nel suo ruolo e il suo grande merito è forse quello di non dare una direzione precisa al suo personaggio, rendendolo difficile da giudicare: sarebbe impossibile accusarlo di essere uno "sfasciafamiglie", l'innocenza di cui ricopre il suo Robert lo salva dall'accusa. Unico anello debole è Elliot Hadley nel ruolo di William, l'amico flamboyant di Tony e Greg: sopra le righe dovrebbe essere il suo personaggio, non la sua recitazione. Nella scena finale che rivela il destino della relazione dei due protagonisti, Hadley interpreta, con maggior successo, Jurgen, un olandese che Greg si porta a casa. Una scena che forse risulta un po' ridondante e unica sbavatura della pièce, anche se almeno dà ad Hadley la possibilità di redimersi.

Lee Knight (Tony), Elliot Hadley (William), 
Stanton Plummer-Cambridge (Gregg) e Tom Lambert (Robert)

Adam Spreadbury-Maher cura la regia e a lui va sicuramente il merito di aver riportanto alla ribalta una piccola gemma spesso trascurata da critici, pubblico e direttori di teatri. Con la fantastica colonna che ci riporta a uno dei momenti più gloriosi della musica e le splendidamente sciatte scenografie di Amanda Mascarenhas, il regista incastona il quadretto familiare nel piccolo Stage II dei Trafalgar Studios, facendo così immergere il pubblico - non più di un centinaio di persone - nell'intimità delle mura domestiche condivise da Gregg e Tony. Il risultato finale è un ottimo allestimento di un'opera prima che non solo non porta segni del passare del tempo, ma che anzi graffia con una sinistra attualità.

In breve. Ottimo revival di una gemma del teatro LGBT che, splendidamente diretta e recitata, è tutta da riscoprire.

★★★★

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