domenica 27 gennaio 2019

Fiddler on the Roof alla Menier Chocolate Factory


Il violinista sul tetto è uno dei grandissimi classici del musical di Broadway, debuttato nel 1964 e reso celebre dall'omonimo film da Oscar con Topol nel ruolo del protagonista. Ora la Menier Chocolate Factory ha messo in scena un nuovo revival per la regia di Trevor Nunn, lo storico collaboratore della Royal Shakespeare Company e del National Theatre, noto soprattutto per aver diretto le celebri produzioni di Cats e Les Misérables.

Ambientato nel piccolo villagio ebraico di Anatevka nella Russia imperiale di inizio secolo, il musical racconta dei tentativi del povero lattaio Tevye di maritare le figlie maggiori Tzeitel, Hodel e Chava. Il vento del cambiamento ha iniziato a soffiare e per il mite Tevye imporre l'autorità patriarcale diventa sempre più difficile e lo scontro tra tradizione ed innovazione lo porterà a un punto di rottura, mentre sull'intera comunità incombe l'ombra dei pogrom sempre più frequenti.

La Menier, un piccolo teatro dell'Off West End a due passi da London Bridge, ha una lunga storia nel produrre eccellenti produzioni che hanno poi goduto un grande successo a Broadway e nel West End, e questo Fiddler è un'ottima aggiunta alla collezione. La produzione di Nunn è molto tradizionale e se da una parte non offre una lettura particolarmente originale o innovativa dell'opera, dall'altra mette particolarmente sotto indagine la vita emotiva dei personaggi ed il conflitto interiore del protagonista. Del resto, come dicono gli inglesi, se non è rotto non aggiustarlo. La scenografia di Robert Jones aiuta il pubblico - disposto su tre lati del palco - ad immergersi pienamente della povera comunità del 1905, creando un'illusione di partecipazione nella storia sicuramente più difficile da ricreare in teatri più grandi. Le luci di Tim Lutknin, "trucco e parrucco" di Richard Mawbey e i costumi meravigliosamente poveri di Jonathan Lipman portano a compimento il grande realismo dell'allestimento, creando un ambiente in cui l'ottimo cast può dare davvero il meglio di sé.

Judy Kuhn (Golde) ed Andy Nyman (Tevye)

Nel ruolo di Tevye Andy Nyman (Hangmen) regala un'interpretazione enormemente commovente che porta in scena un uomo in cui l'amore per le figlie e per la tradizione deve scontrarsi con i cambiamenti di inizio secolo. Quando la prima figlia Tzeitel (una brava Molly Osborne) rifiuta di sposare l'uomo scelto dal padre per lei perché innamorata del povero sarto Motel, Tevye deve riconsiderare le Sacre Scritture, il suo ruolo di padre e una millenaria tradizione di matrimoni combinati all'interno della comunità ebraica, prima di decidere di fare la felicità della figlia dandole il permesso di sposare chi vuole. Una scelta non facile, soprattutto in un mondo in cui l'esistenza del suo popolo è costantemente minacciata e solo l'aggraparsi alle tradizioni può dare loro una parvenza di stabilità: del resto, come ricorda il titolo, senza le tradizioni la vita sarebbe instabile com un violinista su un tetto. La magnanimità del pater familias viene ulteriormente messa alla prova dalla secondogenita Hodel, che non chiede neanche il suo permesso, ma solo la sua benedizione per sposare il rivoluzionario Perchik, un eccellente Stewart Clarke. Dopo aver fatto anche questa eccezione alla regola, Tevye sente di non potersi spingere oltre e quando la figlia Chava fugge di casa, si fa battezzare e sposa il soldato cristiano Fyedka la disconosce. La sofferenza che Nyman porta in scena in questo gesto drastico e definitivo è devastante ed il pubblico si trova a piangere con il suo Tevye per il dolore della scelta. La vasta gamma emotiva che l'attore dà al suo personaggio crea un protagonista burbero e pragmatico, comico e profondamente, profondamente umano. E quando Nyman canta la canzone più celebre del musical, "If I Were a Rich Man", trasformando il ritornello in una sorta di lamento per la sciatica causata dal duro lavoro, si ha davvero l'impressione di assistere ad un'interpretazione che cambierà ed influenzerà tutti i futuri interpreti del ruolo, come fece Zero Mostel nella produzione originale e Topol nel film, nei tour, a Londra e a New York.

La famiglia riunita per lo Shabbat

Judy Kuhn, veterana di Broadway e voce originale di Pocahontas nel film della Disney, è bravissima nel ruolo della tirannica moglie Golde, la donna che cresce le cinque figlie del lattaio, cura la casa e cerca di organizzare le nozze con l'aiuto della shadcan Yente, la sempre ottima Louise Golde. Uno dei momenti migliori del musical è quando Tevye, curioso per tutto il parlare d'amore delle figlie, chiede alla moglie se è innamorata di lui, una domanda che spiazza Golde. Nell'imbarazzato e titubante duetto "Do You Love Me?" i due realizzano, quasi loro malgrado, che dopo oltre vent'anni e cinque figli i due si sono davvero innamorati. Ottima attrice e impeccabile mezzosoprano, la Kuhn dà il meglio di sé in questo numero in cui porta in scena tutta la riluttanza nell'ammettere i propri sentimenti, mentre la sua voce dimostra di essere ancora in ottima forma nella splendida "Sunrise, Sunset". Del resto, la colonna sonora firmata da Jerry Bock e Sheldon Harnick (She Loves Me) è una delle migliori partiture della storia di Broadway e mischia melodie ebraiche a testi arguti e raffinati per creare un musical emozionate e divertente. Le coreografie di Matt Cole e quelle originali di Jerome Robbins per la scena del matrimonio sono più che all'altezza del resto del cast tecnico e creativo, rendendo il revival davvero perfetto sotto ogni punto di vista. La produzione resterà in scena alla Menier fino a marzo e da aprile sarà portata al Playhouse Theatre del West End: non lasciatevelo sfuggire!

In breve. Un perfetto Andy Nyman guida verso una dimensione più profonda ed emotiva un revival impeccabile sotto ogni aspetto. 

★★★★

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