venerdì 5 novembre 2021

Giselle alla Royal Opera House


L'allestimento di Sir Peter Wright di Giselle, il balletto romantico per eccellenza, viene riproposto regolarmente a Covent Garden dal suo debutto nel 1985. Non è difficile capire il perché: la messa in scena elegante e tradizionale ci ricorda il motivo per cui Giselle è un classico, mentre le coreografie mettono in bella mostra non solo il talento dei ballerini principali, ma dell'intero corpo di ballo del Royal Ballet.

Giovedì 6 novembre la forosetta innamorata del principe è tornata a danzare alla Royal Opera House per la prima volta dopo il Covid e, per l'occasione, il ruolo della protagonista è stato interpretato ancora una volta da Natalia Osipova. Quando la ballerina russa danzò per la prima volta nella parte di Giselle nel 2014 la critica la osannò come una vera e propria rivelazione: a sette anni di distanza è chiaro che la Osipova verrà ricordata come una delle migliori – o, forse, la migliore – Giselle della sua generazione. Non è solo la sua tecnica impeccabile, forgiata al Bol'šoj, a rendere Osipova così memorabile nel ruolo della protagonista, ma la passione di cui investe il personaggio. La sua Giselle potrà anche essere una contadinella, ma brucia di una passione intensa con cui tinge ogni gesto e movenza. Ci si sente quasi a disagio a vederla accarezzare così voluttuosamente il mantello di Bathilde e i suoi sentimenti per Albrecht sono così evidenti e divoranti che neanche ci chiediamo perché si suicida per aver perso un uomo conosciuto mezz'ora prima. Tecnicamente perfetta, atletica e aggraziata, Osipova è impeccabile sia come contadina che come spirito e la scena della pazzia, così come le intense scene finali, valgono a sole il prezzo del biglietto.

Reece Clark e Natalia Osipova

Il cast intorno a lei, del resto, non è da meno. Il suo Albrecht è il primo solista gallese Reece Clark, con cui aveva già danzato prima del lockdown. Giselle conferma che la loro partnership è destinata a diventare un sodalizio artistico molto proficuo e i due in scena fanno scintille. Clark la eguaglia nella solidissima preparazione tecnica, anche se emotivamente non è ancora al suo livello. L'Albrecht di Clark è perfettamente riuscito come aristocratico arrogante e scanzonato nelle prime scene, ma il finale non riesce del tutto a raggiungere quel picco tragico di perdita e sofferenza che dovrebbe concludere il balletto. Però glielo si perdona volentieri ed è difficile ricordare che questo era il debutto di Clark nel ruolo. Nei ruoli da comprimari spiccano l'Hilarion di Lukas Bjørneboe Brændsrød e la Myrtha di Mayara Magri: il primo colpisce perché – per una buona volta – per grazie e bellezza il suo personaggio è un vero e proprio rivale di Albrecht, mentre la seconda (anche lei al suo debutto nella parte) è una regina delle Villi particolarmente eterea.

Federico Bonelli e Lauren Cuthbertson

Venerdì sera invece è andata in scena la replica numero 660 di questo allestimento, con i primi ballerini Luren Cuthberston e Federico Bonelli nei ruoli degli sfortunati amanti. La rappresentazione segna il ritorno a Covent Garden della Cuthberston dopo la nascita della figlia Peggy e per quanto rimpiazzare la Osipova possa essere una prospettiva spaventosa, la ballerina si fa onore. Fisicamente la Cuthbertson non ha le doti straordinarie della sua collega russa, ma rimane comunque una solidissima ballerina che si è spesso distinta per il suo grande talento recitativo e l'umanità di cui riveste i suoi personaggi. Se durante il primo atto non ha tante occasioni per brillare – che invece la Osipova è riuscita accuratamente a ritagliarsi – è nel secondo atto che la sua Giselle splende con più intensità. La sua Giselle non è solo molto ben riuscita da un punto di vista tecnico durante le estenuanti coreografie delle ultime scene, ma riesce ad incarnare profondamente lo spirito di sacrificio, la generosità e l'amore per il suo principe: la sua Giselle non è mai commovente come quando culla tra le proprie braccia lo stremato Albrecht. Il quarantatreenne Bonelli non sarà lontanissimo al ritiro, ma continua a dimostrarsi un ballerino eccezionale e un partner di rara sensibilità. Al contrario di Clark, Bonelli porta gravitas e pathos nelle scene finali e l'ultimo pas de deux commuove in un modo in cui la replica di giovedì non è riuscita. La trentina di Entrechat Six perfettamente riusciti ci ricorda inoltra che di tecnica e vigore ne ha ancora da vendere: Edward Watson (The Dante Project) si è appena ritirato e speriamo che Bonelli non lo raggiunga presto nel dare l'addio alle scene.

Il corpo di ballo


Venerdì sera Annette Buvoli ha sostituito all'ultimo momento Claire Calvert ne lruolo di Myrtha: anche per la Buvoli si tratta di un debutto, decisamente riuscitissimo. La sua regina della Villi non è soltanto eterea, ma ha anche quell'inflessibile durezza che alla Magri mancava. Nonostante il grande talento dei protagonisti, come spesso accade in Giselle, sono le Villi che rubano la scena: il corpo da ballo del Royal Ballet stupisce ancora una volta con una quarantina di ballerine che si muovono con grazia, precisione e perfetta sincronia. Se l'ultima cosa che vedono prima di annegare è il talento delle ballerine del Royal Ballet, allora le vittime delle Villi non si possono lamentare più di tanto.

In breve. Due diversi cast con le rispettive forze e debolezze fanno rivivere con successo il balletto romantico per definizione.

★★★★

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