venerdì 10 febbraio 2017

The Pirates of Penzance al London Coliseum 


The Pirates of Penzance è una delle operette più famose del celebre duo Gilbert & Sullivan, una rocambolesca storia d'amore e d'avventura popolata da personaggi memorabili e canzoni esilaranti. Dopo il grande successo del 2015, il regista Mike Leigh (Il segreto di Vera Drake, Turner) riporta la sua produzione, patrocinata dall'English National Opera, sulle scene del London Coliseum.

Al compimento del suo ventunesimo compleanno, Frederic lascia i pirati che lo hanno allevato e si avventura nel mondo, seguito dalla fedele (?) Ruth. Appena sbarcato, si innamora della bellissima Mabel, la figlia del maggiore generale Stanley, ma tutto si complica quando i pirati che lo hanno cresciuto attaccano la spiaggia e pretendono di sposare le belle e numerose figlie di Stanley. Divertenti incomprensioni, bizzarri combattimenti, patriottismo, esaltazione della regina Vittoria e lieto fine a seguire.

Nel mettere in scena un'operetta un regista si trova di fronte a una scelta, se darle un taglio operistico o uno da commedia musicale. Leigh ha optato per il primo, una scelta non insolita, ma che sicuramente riduce (e di molto) l'impatto comico di Pirates. Il primo atto ne risente particolarmente, mentre il secondo brilla di luce propria grazie al libretto di Gilbert e fa dimenticare volentieri le imperfezioni del primo. Un altro passo falso è la scenografia astratta di Alison Chitty, che crea un forte contrasto con i costumi d'epoca: è una scelta interessante, ma anche qui si va a incidere sulla carica comica dell'operetta.

Andrew Shore

Il cast è buono: Lucy Shaufer è una Ruth impacciata e divertente, David Webb presta il suo bel timbro tenorile al giovane Frederic e Ashley Riches è un bravo Re dei Pirati. Nel ruolo del maggiore generale Stanley troviamo un esilarante Andrew Shore che conquista il pubblico con una bella versione di I Am the Very Model of a Modern Major-General. A rubare la scena ci pensano la Mabel di Soraya Mafi ed il sergente di polizia di John Tomlinson: la prima è un ottimo soprano con una falsa aria da ingenua, il secondo ha tempi comici impeccabili e da solo dà linfa al secondo atto. Sempre ottima l'ENO Orchestra, diretta dal maestro Gareth Jones, e una menzione speciale alla divertente e stupendamente cantata Edith del mezzosoprano Katie Conventry.

In breve. Un discreto revival di un classico dell'operetta, ha i suoi bei momenti, ma manca di brio.

★★★½

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