venerdì 3 febbraio 2017

Amadeus al National Theatre


Amadeus, il capolavoro di Peter Shaffer, è tornato al National Theatre, il teatro in cui tutto cominciò nel 1979. Dopo oltre mille repliche a Broadway e un omonimo film diretto da Miloš Forman e vincitore di otto premi Oscar, la leggendaria rivalità tra Mozart e Salieri torna sulle scene londinesi per la prima volta in quasi quarant'anni, in un nuovo e sontuoso allestimento diretto da Michael Longhurst.

In quella che annuncia essere l'ultima notte della sua vita, l'anziano e dimenticato compositore Antonio Salieri decide di raccontare la storia di come l'incontro con Mozart gli abbia cambiato e rovinato la vita, palesandogli la propria mediocrità in confronto al talento del genio di Salisburgo. Dopo aver sabotato Mozart in ogni modo finché era in vita, con il passare degli anni Salieri vede il proprio nome sbiadire e quello di Amadeus risorgere: se non può essere famoso, allora sarà famigerato e comincia ad accusarsi di aver ucciso Mozart.

Non c'è che dire, il National Theatre non ha badato a spese e quella che lo spettatore si trova davanti è una produzione sfarzosa e opulenta che valica il limite del kitsch. Tutto è intensificato all'ennesima potenza: l'immenso palco rotante, i costumi (stupendi, di Chloe Lamford), la scenografia monumentale, l'orchestra dal vivo (la meravigliosa Southbank sinfonia), il cast, i cantanti d'opera, il coro. Il revival di Longhurst ha il merito di portarci in una Vienna che è decisamente modernizzata, ma che è capace di darci davvero l'idea di com'era essere un compositore di successo all'epoca: desacralizza la musica classica e rende i compositori delle vere rock stars. A tratti sembra strizzare l'occhio a La grande bellezza, con scene sfrenate di balli in maschera in cui i partecipanti non propriamente sobri danzano sulle note di un'elettrizzante versione house della Sinfonia n. 25 in Sol minore. Ma c'è anche la musica in tutta la sua bellezza ed espressività: la Serenata "Gran Partita", il Lacrimosa e scene dal Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Il ratto del serraglio e Il flauto magico. Avere un'orchestra di quel calibro sul palco rende pienamente giustizia a quello di cui parla il dramma, alla musica, e crea una colonna sonora che si integra perfettamente con la messa in scena: una decisione potenzialmente pericolosa, ma molto efficace. 

Lucian Msamati

Nel ruolo di Salieri troviamo un titanico Lucian Msmati nella performance di una vita: il grande attore di origine tanzaniana ci mostra il Salieri vecchio e sconfitto e quello giovane e vittorioso, il "tormento e l'estasi" del personaggio, il dolore sordo che accompagna ogni sua decisione. Il momento che chiude il primo atto, con la scenografia che si avvicina al proscenio fin quasi a schiacciare Msmati, folgorato dalla musica di Mozart, è un momento di intensità mozzafiato e il suo Salieri porta in scena ogni sfaccettatura del personaggio. Msmati è un grande Salieri quando l'angoscia lo soffoca ed è un grande Salieri quando guarda con lucido distacco le dimensioni della sua catastrofe. E il momento finale, la celebre assoluzione di tutti i mediocri del mondo, ha una sacralità mai vista prima.

Karla Crome e Adam Gillen

Nel ruolo di Mozart, Adam Gillen è un esaltato al limite dell'isteria, un uomo brillante e tormentato, ossessionato dal padre e non del tutto sicuro di essere un adulto. Nella sua performance ci sono le ferite di un ex bambino prodigio, ma anche un'estenuante certezza di essere il migliore: è difficile non condividere l'odio di Salieri. La performance di Gillen è tutto fuorché sotto-tono, ma fedele alle intenzioni di Shaffer e vivacemente divertente. Molto brava anche la Constanze di Karla Crome e ruba la scena il genio comico di Tom Edden nel panni dell'imperatore Giuseppe II.

Nelle sue tre, intense, opulente ore, questo Amadeus è perennemente in bilico tra l'essere travolgente e l'essere opprimente. E' una produzione massiccia e barocca in tutti i sensi, tutto è potenziato: i tempi, le emozioni, l'intensità. Per motivi tecnici ed economici non ci sarà mai più una produzione grandiosa come questa... per fortuna. Perché questo Amadeus è grande ma estenuante e nel ricchissimo banchetto che ti offre è facile perdersi qualcosa. In fondo in fondo, glielo si più anche perdonare: dopotutto, parliamo d'opera.

In breve. Monumentale produzione di un bel dramma, con una fantastica orchestra e una performance stellare di Lucian Msmati nei panni di Salieri.

★★★★

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