sabato 21 gennaio 2017

Saint Joan alla Donmar Warehouse


Scritto tre anni dopo la canonizzazione di Giovanna d'Arco, Saint Joan è un dramma straordinario e l'ultimo capolavoro di George Bernard Shaw. La grande novità del testo è quella di essere, per citare Shaw, una "tragedia senza antagonisti", vale a dire un'indagine il più oggettiva possibile su una delle figure più affascinanti del Medioevo. La conclusione di Shaw è quella che  che nessuna delle parti coinvolte nel celebre processo per eresia contro Giovanna d'Arco agì per malizia o in cattiva fede, ma che ognuno fosse assolutamente convinto di fare la cosa più giusta per i dettami dell'epoca.

La giovanissima Giovanna d'Arco sostiene di sentire voci di angeli e santi che la esortano a unire la Francia sotto lo scettro del Delfino e a scacciare gli inglesi dal suolo francese. Inizialmente sostenuta dalla casa reale e artefice di un trionfo militare a Orléans, Giovanna perde il sostegno della Chiesa, viene catturata dagli inglesi, processata per eresia e bruciata sul rogo all'età di 19 anni.

Josie Rourke (Les Liaisons Dangereuses) dirige Saint Joan in chiave moderna, con tablet, chiamate Skype, telegiornali e iPhone. La scenografia, di Robert Jones, è fissa: un lungo tavolo da riunione che ruota lentamente e incessantemente per le quasi tre ore del dramma. E moderni sono anche i costumi. Questa lettura in chiave contemporanea stride un po' con la struttura sociale descritta dal dramma, ma fa parallelismi interessanti con i fatti degli ultimi mesi e, soprattutto, con la Brexit e l'elezione di Trump. Questa indagine tra patriottismo e fanatismo, questa "Francia per i francesi" che suono un po' come un "Make America Great Again" è un sottotesto interessante, ma poco sfruttato: i tagli che la Rourke ha apportato al testo lo hanno un spogliato della sua anima politica a favore dell'indagine umana e personale su Giovanna. Per non parlare del fatto che, a parte gli interessanti parallelismi, certe scelte dell'uso dei nuovi media sono al limite del ridicolo: il grafico stile Dow Jones sulla produzione delle uova e del latte non si può proprio vedere.

Gemma Arterton e Fisayo Akinade

Il cast, come la regia, è altalenante. Bravi Hadley Fraser (Harlequinade, Il racconto d'inverno) e il vescovo di Niall Buggy, molto bravi i due inquisitori di Elliot Levey e Rory Keenan e davvero fantastico Fisayo Akinade nel ruolo del Delfino. Quella di Akinade è una performance divertente e incredibilmente dettagliata di un uomo-bambino che vuole la corona, ma non le responsabilità, una persona non cattiva, ma inadatta alla sua posizione. Purtroppo, nei panni di Giovanna d'Arco Gemma Arterton è una vera delusione. E' indiscutibile che la Arterton sia un'attrice capace e che la sua Giovanna emani una luce interiore, peccato però che il risultato finale sia più vicino a una principessa Disney che a una santa guerriere. Cattura tutta l'innocenza e l'ingenuità del personaggio, ma mai per un momento dà l'impressione di poter far risvegliare la fede o condurre un esercito in battaglia. Interpreta Giovanna come se fosse un ruolo da ingénue, ma il risultato finale suggerisce una povera idiota manovrata dai potenti più che un'eroina ispirata da Dio.

Anche con tutti i suoi difetti, la produzione diretta dalla Rourke cattura in pieno l'essenza del testo, il suo essere "una tragedia senza antagonisti". E, nonostante le lacune del cast, la scena del processo è assolutamente da brivido, la scrittura è a prova di bomba e niente potrebbe guastare la grande tensione che i dialoghi di Shaw riescono a creare.

In breve. Mediocre allestimento di un ottimo dramma, con una regia incerta e una protagonista deludente.

★★★

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