sabato 15 ottobre 2016

The Go-Between all'Apollo Theatre


Chiude oggi all'Apollo Theatre di Londra una mosca bianca del West End, uno strano esperimento nel panorama del musical odierno. The Go-Between è un nuovo musical con musica e versi di Richard Taylor e libretto di David Wood, tratto da L'età incerta di L. P. Hartley.

L'anziano Leo è tormentato dai ricordi di un'estate della sua primissima adolescenza, un'estate trascorsa nella tenuta degli aristocratici Maudsley. Tutto prende una strana piega quando il suo amichetto Marcus si ammala e Leo rimane così solo nella casa della famiglia dell'amico e deve trovare un altro modo per occupare le proprie giornate. Si invaghisce di Marian, la sorella di Marcus, e la ragazza approfitta dell'infatuazione del ragazzino per farlo diventare il portatore dei messaggi segreti tra lei e il contadino Ted. L'amore tra i due è ostacolato dalle differenze di classe e sfocia in tragedia quando Lady Maudsley requisisce una lettera a Leo e coglie in flagrante la figlia e il contadino. Lo scandalo porta Ted al suicidio e per decenni questo fatto perseguita Leo, finché non decide di andare a trovare l'anziana Marian e di essere, per l'ultima volta, il portatore di un messaggio d'amore molto speciale.

Questo The Go-Between è davvero un'eccezione per gli standard del West End e, per fare un paragone con un musical recensito di recente, è l'anti-Kinky Boots. Nessun cambio di scena, costumi di una semplice eleganza, scenografia essenziale e allusiva, limitatissime coreografie e invece dell'orchestra c'è solo un pianoforte in scena. Circondato da musical commerciali come Mamma Mia! e Jersey Boys, The Go-Between è un inno al minimalismo, al principio di "less is more", un tentativo di riscoprire la qualità che a volte è soffocata alla quantità. Peccato però che la qualità dietro The Go-Between non sia di prim'ordine. La colonna sonora di Richard Taylor è piacevole, ma nulla di più, i versi sono un po' triti e qualunquisti (abbiamo ancora bisogno di una canzone sulle farfalle nel ventunesimo secolo? Ne siamo proprio sicuri?). Il libretto di David Wood cattura l'ineffabilità del mondo dei ricordi e la sua malinconia, ma quando bisogna affondare i denti sul soggetto a Wood cade la dentiera. Il momento climatico del secondo atto e (spoiler!) il suicidio di Ted avvengono così di sfuggita che uno spettatore che non ha mai letto il libro fa davvero fatica a rendersi conto di cosa sia successo. Il che è particolarmente grave quando il punto di partenza della storia è che Leo è ossessionato dal rimorso di quello che è successo. Wood toglie ossigeno alla sua stessa candela e il risultato finale è un po' delutente. 

Stuart Ward (Ted), Michael Crawford (Leo) e William Thompson (Leo da piccolo)

L'aspetto tecnico è decisamente migliore: i costumi e la scenografia di Michael Pavelka sono raffinati e suggestivi, le luci di Tim Lutkin danno al tutto un'atmosfera seppia da vecchia fotografia. La regia di Roger Haines fa il possibile con ciò che gli è stato dato e, anche se non è riuscito a infondere nuova linfa al musical, ha lavorato bene con i suoi interpreti. Michael Crawford, la grande star del West End, è eccellente nel ruolo dell'anziano e tormentato Leo. Certo, la voce è non è quella di vent'anni fa, ma la grande umanità che riversa nei suoi personaggi e i penetranti occhi azzurri non sono sfuggiti a nessuno nel teatro. La sempre deliziosa Gemma Sutton è superba e delicata nel ruolo di Maria e a lei è stato affidato il pezzo migliore della colonna sonora, Grow and Change, e lo interpreta alla perfezione. Bravo anche Stuart Ward nel ruolo di Ted e Archie Stevens in quello del piccolo Marcus. Un po' troppo sotto tono è il Leo adolescente di William Thompson (uno dei tre ragazzini che si alternano nel ruolo), che sparisce al confronto del ben più carismatico Marcus. Unica nota veramente stonata è la Lady Maudsley decisamente sopra le righe di Issy van Randwyck.

In breve. Allestimento raffinato e non privo di meriti di un musical che, pur non essendo particolarmente incisivo, costituisce una piacevole alternativa nel panorama musicale del West End. Da vedere per l'ottima performance del veterano Michael Crawford.

★★★½

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