Les Blancs al National Theatre
Lorraine Hansberry (1930-1965) è una delle più importanti figure del teatro americano del ventesimo secolo, nonostante la sua opera ammonti a solo due drammi. Ma tanto basta. La prima, A Raisin in the Sun, debuttò a Broadway nel 1959 ed ebbe il merito di portare in scena una famiglia di afroamericani dal punto di vista – per una buona volta – degli afroamericani, senza cadere negli stereotipi in cui Via col Vento era caduto venti anni prima. La seconda, Les Blancs, debuttò postuma e completata da Robert Nemiroff, ex-marito ed editore della Hansberry. A oltre quarantacinque anni dal debutto, il Royal National Theatre ha deciso di mettere in scena un nuovo allestimento dell’opera per introdurre il pubblico inglese al genio di Lorraine.
Tshembe torna a casa, un imprecisato Paese dell’Africa ex colonia britannica, per assistere ai funerali del padre, ma tutto è cambiato: il fratello più giovane, Eric, è in crisi e il maggiore, Abioseh, è diventato un prete e probabilmente un sicofante dell’uomo bianco. Anche la missione e l’ospedale sono in crisi, dato che da qualche giorno non si hanno più notizie del Reverendo Neilsen, una sparizione che coincide con l’inizio di attacchi terroristici ai danni dei locali. In un Paese sull’orlo della guerra civile e in cui le popolazioni oriunde soffrono ancora del gioco dei conquistatori, Tshembe dovrà decidere se tornare in Europa dalla moglie (bianca) e dal figlio o restare e garantire alla propria gente un futuro migliore.
Les Blancs è un dramma di proporzioni epiche che solleva domande cruciali sul colonialismo e le sue conseguenze, sullo sfruttamento dell’Africa, sulla colpa dell’Europa, sull’indipendenza e sul razzismo. Qua e là il testo scricchiola e mi sembra inevitabile chiedersi come sarebbe stato se la Hansberry l’avesse portato a termine. Comunque, nonostante i suoi piccoli difetti, Les Blancs resta un’opera straordinariamente importante e il suo significato ha ancora una sua sinistra attualità. Questa produzione, diretta da Yaël Farber, fa un po’ troppo affidamento sul palco rotante della sala Olivier del National Theatre, uno stratagemma che a volte fa colpo e altre è solo ridondante; una delle scene finali, in particolar modo, sarebbe stata molto più potente se lo stesso trucco non fosse già stato usato svariate volte nel corso dello spettacolo. La scenografia, firmata da Soutra Gilmour, è essenziale ed efficacie, con la stilizzata missione al centro della scena e rocce e sabbia tutto intorno; non altrettanto buone le luci di Tim Lutkin, a tratti troppo artificiose.
Siân Phillips e Danny Sapani
Les Blancs, con i suoi echi shakespeariani e sofoclei, si avvale delle buone interpretazioni di Elliot Cowan (Morris, il giornalista americano venuto a scrivere un articolo sulla missione), James Fleet (il disilluso Dottor Dekoven), Clive Francis (il crudele maggiore Rice), Anna Madeley (Marta) e di un cast di oltre quindici elementi. Ottima la performance di Tunji Kasim nel ruolo di Eric, il combattutto figlio del reverendo Neilsen e di una donna africana, un ragazzo in lotta tra i richiami di due mondi e in cerca di un'identità. L'interpretazione migliore della serata, però, è quella di Dame Siân Phillips nel ruolo di Madame Neilsen, l'anziana e cieca moglie del reverendo. Dame Phillips riesce a portare in scena in modo esemplare il coraggio di questa donna che non si è mai lasciata piegare dalle difficoltà, una donna che conosce i difetti di chi le sta intorno, che ama l'Africa e che dà a Tshembe il consiglio definitivo: ora l'Africa ha bisogno di guerrieri.
Nei panni del protagonista Tshembe Matoseh troviamo Danny Sapani che, invece, delude. Il suo è un ruolo complesso e delicato, un esplosivo misto di Amleto, Edipo e Malcolm X, ma Sapani sceglie la via più facile e si limita a urlare le sue battutte e l'unica emozione che porta in scena è la rabbia. Una rabbia certamente giustificata, ma che è solo uno dei tanti aspetti del suo personaggio.
Nonostante tutto, questa produzione di Les Blancs è molto buona e presenta delle immagini da mozzare il fiato: se solo avesserro corretto un po' di più il tiro il risultato finale sarebbe stato davvero perfetto.
★★★★½
Bellissima recensione 🙂
RispondiEliminaGrazie mille :)
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