martedì 10 novembre 2015

Come vi piace al National Theatre


As You Like It è una delle commedie shakespeariane più amate e rappresentate e il National Theatre ne ha appena messo in scena una nuova produzione diretta da Polly Findlay.

L'usurpatore Federigo esilia la nipote Rosalind, figlia del legittimo duca, che fugge insieme alla cugina Celia. Travestitasi da uomo e sotto il nome di Ganimede, Rosalind si nasconde nella foresta di Arden. La foresta si rivela essere una scelta piuttosto popolare per le fughe: il duca padre di Rosalind e la sua sua corte esiliata vaga tra gli alberi di Arden, così come il giovane Orlando ed il fedele servo Adam. Tra agnizioni, amori e redenzione, As You Like It è un'elegante commedia in cui tutto può accadere sotto l'ombra degli alberi.

Rosalie Craig è una brava Rosalind, ironica e affascinante, tesa nei momenti con Orlando, ma anche capace di tenerezza, esasperazione e amore. La migliore performance della serata è quella di Patsy Ferran, una Celia dalla lingua appuntita e dagli sguardi ironici. Per il resto il cast è buono ma niente di speciale, con l'eccezione di Fra Fee nel ruolo del musico Amiens: ha una bellissima voce ed era una capra davvero fenomenale nella scena del gregge.

Il grosso problema di questa produzione è che, pur senza avere dei grossi problemi, non riesce mai a brillare: tutto funziona, ma niente spicca. Lo stesso vale per la regia di Polly Findlay, che non riesce sempre a valorizzare i momenti più importanti ed il risultato finale è un po' sconfortante: è una commedia che non fa ridere.

Il cast nella foresta

La scenografia di Lizzie Clachan è riuscita a creare un cambio di scena sbalorditivo: l'ufficio della prima scena si trasforma lentamente della foresta, con i tavoli e le sedie che si sollevano uno dopo l'altro fino a creare l'intreccio di rami, foglie e alberi. Il colpo d'occhio è pazzesco, ma dopo poco ci stanca di questa foresta grigia, metallica e squallida e mi sembra che si sia persa l'occasione per creare qualcosa di davvero magico.

Il risultato finale è in qualche modo simile alla foresta: artificiale, funzionale, ma niente di più.

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