The Wild Party a The Other Palace
Il controverso musical del compositore Michael John LaChiusa e del librettista George C. Wolfe finalmente approda nel West End a diciassette anni dal debutto a Broadway. Per l'occasione, il regista Drew McOnie ha radunato un cast d'eccezione per portare in scena la sfilata di vizi del musical di LaChiusa.
La relazione tra Queenie ed il violento Burr sta giungendo al termine e la coppia decide di ospitare un party a base di gin, cocaina e promiscuità per tentare di riallacciare il rapporto. Tra gli invitati ci sono la stella in declino Dolores, Kate e il giovane fidanzato Black, il polisessuale Jackie, i fidanzati/fratelli Oscar e Phil, la spogliarellista Madelaine e la sua fidanzata morfinomane Sally, il pugile Eddie, la moglie Mae e la cognata minorenne Nadine. Il party degenerate velocemente e sfocia in una serie di violenze, ripicche, tradimenti e gelosie che porteranno a un omicidio.
Tratto dall'omonimo poema satirico di Joseph Moncure March, The Wild Party è un Chicago all'ennesima potenza: con il celebre musical di Kander & Ebb condivide l'ambientazione (i ruggenti anni venti), lo stile (spiccatamente jazz), le eccellenti coreografie e il clima di ipocrisia. Ma le somiglianze terminano qui: dove Chicago è godibile e divertente, The Wild Party è intenso ed estenuante, un susseguirsi di personaggi e scene una più intensa dell'altra. E' così intenso che quando si giunge al vero climax si resta un po' indifferenti, visto che difficilmente riesce a superare l'efferatezza e la violenza della precedente ora e mezza. E' un musical costruito in un crescendo e l'intervallo (assente nelle produzioni precedenti) non aiuta... forse avrebbero dovuto preferire la coerenza artistica agli incrementi dei guadagni del bar. La colonna sonora di Michael John LaChiusa ha una sua bellezza, così come i suoi versi graffianti, ma i non amanti del jazz si sono lamentati di una certa ripetitività. Il libretto di George C. Wolfe risente duramente dell'intervallo, che trasforma la prima parte in un lunghissimo prologo senza nessuno sviluppo narrativo.
The Wild Party segna l'inaugurazione del The Other Palace dopo essere stato acquistato e ristrutturato interamente da Andrew Lloyd Webber e, non c'è che dire, la produzione non ha badato a spese: la scenografia di Soutra Gilmour è bella e funzionale, le luci di Richard Howell efficaci ed abbaglianti e i costumi di Chris Cahill hanno un'eleganza decadente. Un grosso problema è il suono, imputabile a Tony Gayle: l'orchestra è ottima, ma se sovrasta gli attori è un problema. Drew McOnie veste i panni impegnativi di regista e coreografo e, anche se la regia non porta niente di nuovo, le coreografie sono fantastici e probabilmente l'aspetto migliore dell'intero musical: energiche, potenti, entusiasmanti.
Ma quello che rende wild questo party è il cast fenomenale che lo compone. Nei panni di Queenie troviamo la veterana del West End Frances Ruffelle (Les Misérables), che usa il suo timbro sensuale e lamentoso per creare una donna affascinante e sfibrata. Ma la sua Queenie è ottima sotto tutti gli aspetti: certo, superati i cinquanta si farebbe fatica a credere che la Ruffelle sia una ballerina di vaudeville, ma le gambe e il talento dell'attrice zittiscono ogni critica. Il suo complice e amante è il Burr di John Owen-Jones, il grande tenore gallese specializzato nell'interpretare i protagonisti di The Phantom of the Opera e Les Miz: la sua voce è perfetta come sempre e Owen-Jones sorprende con una recitazione intensa, che rende pienamente il fallimento umano e artistico del personaggio.
Frances Ruffelle e Simon Thomas
Il resto del cast è altrettanto valido e tocca l'eccellenza con Victoria Hamilton-Barritt nel ruolo di Kate, l'amica/nemica di Queenie: Victoria è una delle migliori belter di Londra e la sua presenza scenica la rende protagonista indiscussa ogni volta che mette un piede sul palco. Non ci si stanca mai di lei, è un peccato che il suo ruolo sia relativamente piccolo. Accanto a lei l'affascinate gigolò Black, che si avvale della bella voce e dei lineamenti cesellati di Simon Thomas. Dex Lee regala una performance particolarmente brillante nei panni di Jackie, il perverso cocainomane che nel corso dello spettacolo andrà a letto praticamente con tutti: Lee non è solo un ottimo attore e cantante, ma anche il ballerino più dotato del cast. Ako Mitchell (Ragtime, Grey Gardens) ha il solito problema nel registro acuto, ma il grave regala brividi. Bravi anche i D'Arnano Brothers di Gloria Oblanyo e Genesis Lynea, la Sally di Melanie Bright e l'ingenua Nadine di Bronté Barbé. Ruba la scena la leggenda di Broadway Donna McKechnie nei panni della fading star Dolores: la sua When it ends è uno dei momenti migliori della serata.
In breve. Buona produzione di un musical che, pur non essendo privo di difetti, costituisce una piacevole alternativa al resto del teatro musicale del West End. Da vedere per l'ottima colonna sonora, le belle coreografie e un cast davvero d'eccezione.
★★★★