Mary Poppins al Prince Edward Theatre
Essere praticamente perfetti sotto ogni aspetto è un lavoraccio, ma qualcuno lo dovrà pur fare. Ed è una fortuna per noi che a farlo sia, ancora una volta, la tata più famosa di sempre. Il musical Mary Poppins è tornato sulle scene londinesi qualche mese prima della chiusura dei teatri causata dal Covid e ora ha riaperto e le repliche proseguono a pieno regime sotto l'egida dalla Disney. La trama del musical è una via di mezzo tra il celebre film del 1964 e i romanzi di P. L. Travers, che odiò tanto la pellicola con Julie Andrews da lasciar scritto nel suo testamento che l'adattamento teatrale avrebbe dovuto essere realizzato da chiunque tranne che gli autori del film. Per questo alle celebri canzoni dei fratelli Sherman si aggiungono nuove melodie firmate da George Stiles e un nuovo libretto di Julian Fellowes (autore di Downton Abbey).
Quando i piccoli Jane e Michael Banks fanno fuggire la loro ultima tata, i genitori disperati cercano di trovarne una nuova, ma all'improvviso si presenta a casa Banks Mary Poppins. La magica bambinaia non è la creatura saccarina interpretata dalla Andrews, ma un personaggio più puntiglioso e vanitoso, anche se non privo della magia e del carisma che lo contraddistinguono. Mentre Mary, i bambini e lo spazzacamino Bert vivono avventure fantastiche ed istruttive, il pater familias George Banks rischia di perdere il lavoro in banca. La tensione lo allontata dai bambini, ma grazie a Mary la situazione si risolve, George ottiene una promozione e la famiglia si riavvicina nell'amore reciproco. Ora che il suo lavoro con i Banks è terminato, Mary Poppins può finalmente ripartire e volare sopra la platea in cerca di una nuova famiglia da salvare.
Diretto da Sir Richard Eyre e coreografato da Matthew Bourne, il musical è uno spettacolo per gli occhi. Le scenografie di Bob Crowley presentato case e stanze che salgono e scendono per tutto l'arco scenico, palazzi che si aprono come le pagine di un libro e ombrelli giganti che scendono dal cielo. I costumi, firmati dallo stesso Crowley, non sono da meno e aiutano a caratterizzare i personaggi con intelligenza e charme.
La vecchietta dei piccioni (Petula Clark), Mary Poppins (Zizi Strallen) e i piccoli Banks
Il libretto di Fellows porta al centro della storia la presenza/assenza del Signor Banks nella vita dei figli e il tema del rapporto padre-figli è rafforzato dal toccante sub-plot della statua di Neleo che, come Michael e Jane, vorrebbe essere riunito con il padre. Non saprei bene dire il perché, ma vedere il musical a teatro mi ha fatto venire voglia non di rivedere il film originale, ma di riguardare Saving Mr Banks (2013), il film che racconta la storia romanzata di come Walt Disney ottenne faticosamente i diritti per l'adattamento cinematografico dei romanzi dalla recalcitrante Travers (l'ottima Emma Thomspon).
Il livello del cast è generalmente ottimo, a partire dai frizzanti bambini che interpretano gli esuberanti Michael e Jane Banks. Charlie Anson è un buon George Banks, anche se il libretto non lo aiuta tantissimo a delineare la transizione da padre oberato (e preoccupato) a genitore amorevole. Nel ruolo della moglie Winifred Amy Griffiths è un personaggio diverso da quello di Glynis Johns nel film: non una suffragetta ma, al contrario, una donna interessata ad essere la migliore delle mogli e della madri. Se da una parte questa scelta non è delle più lungimiranti, almeno le permette di cantare la bella Becoming Mrs. Banks, in cui esprime la propria frustrazione ma anche l'amore per la famiglia. In altri ruoli minori colpiscono Liz Robertson (Miss Andrews, la tirannica ex-tata di George Banks) e Claire Machin (Mrs Brill, la cuoca dei Banks, già vista in The Girls). Nel ruolo della vecchietta dei piccioni commuove il cameo di Petula Clark, che scandisce le sue breve apparizioni con la toccante Feed the Birds, la canzone preferita di Walt Disney e un inno alla generosità.
Zizi Strallen, praticamente perfetta come Mary Poppins
Nel ruolo di Mary Poppins Zizi Strallen (Follies) è una protagonista memorabile: la sua magica tata, come accennavo prima, è un po' più spigolosa di quella di Julie Andrews, un pochino più rigida e vanitosa. La sua Mary, come quella della Travers, si specchia di continuo e nega (quasi sempre) un bacio a Bert, ma il suo affetto traspare di tanto in tanto e quando succede restiamo – come il piccolo Michael – un po' spiazzati. La Strallen ha una voce un po' nasale (qui sì che manca un pochino il canto mielato della Andrews), ma la sua Mary si muove con la grazia e la verve di una vera ballerina: non importa se sta danzando sui tetti o tirando fuori un attaccapanni dalla borsa, questa Mary mantiene la schiena bella dritta e la sua magia rimane tanto intrigante quanto misteriosa.
Charlie Stemp e Zizi Strallen nei ruoli di Bert e Mary Poppins
Con buona pace di Mary Poppins, è il Bert di Charlie Stemp che ruba la scena ogni volta che mette un piede sul palco. Lo avevamo già visto qualche anno fa come star assoluta di Half a Sixpence e Stemp qui non è da meno. Il suo carisma e talento nella danza lo rendono un beniamino del pubblico, così come la sua presenza calorosa infonde quell'atmosfera affettuosa e personale che forse a Mary un po' manca. Non importa se danza il tip-tap a testa in giù o passeggia lungo tutto l'arco scenico, se sta facendo volare un aquilone o è semplicemente seduto su un tetto: dove Charlie Stemp va il pubblico lo segue e il giovane diventa il cuore pulsante dello show.
Perché forse è questo che manca a questo bellissimo Mary Poppins: un po' più di cuore. Senza ombra di dubbio lo show è praticamente perfetto sotto ogni aspetto tecnico, essendo stato curato con attenzione (e un budget stratosferico) da alcuni dei migliori nomi del teatro britannico. Ma forse un pochino di perfezione in meno e un po' di cuore in più avrebbero reso davvero insuperabile questo musical. Forse soffre per la natura episodica del libretto o forse è semplicemente la macchina industriale del West End che sforna otto spettacoli a settimana, ma questo Mary Poppins non ha bisogno di più magia, solo di un po' più sentimento. Certo, alla fine quando Mary vola via librandosi sopra il pubblico è difficile rimanere indifferenti (o con l'occhio asciutto). Ma credo che il motivo per cui Feed the Birds o la statua di Neleo mi hanno toccato così tanto è perché sono chicchi di genuina emozione in uno spettacolo esteticamente superbo ma forse un filo arido: come George Banks, forse anche Mary Poppins dovrebbe pensare meno al lavoro e più all'affetto e al divertimento. Ma queste del resto sono piccole pecche che si possono ignorare, dato che il musical è davvero supercalifragilistichespiralidoso.
In breve. L'ottimo cast e la lussuosa produzione di Richard Eyre vi regaleranno un paio d'ore praticamente perfette sotto (quasi) ogni aspetto.
★★★★
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